Oggi il mondo del gin è molto ampio, i produttori in tutto il mondo sono moltissimi. C’è una vera e propria cultura dietro, proprio come accade per tutti i prodotti che riscuotono successo. Conoscere le basi quindi della lavorazione del gin e della sua storia è di aiuto per orientarci in questo mondo.
L’obbiettivo di questo articolo è proprio aiutare le persone a conoscere meglio il gin. Se ti vuoi avvicinare al suo mondo, troverai interessante tutto ciò che segue. Se conosci qualcuno che ama il gin, condividi con lui questo post, non potrà che fargli piacere 😉
Bene, entriamo nel vivo del contenuto.
Prima di parlare della storia del gin, mi sembra doveroso fare un paio di affermazioni.
L’ingrediente caratterizzante del gin è la bacca del ginepro, la quale dona al distillato il suo inconfondibile sapore e profumo. Mi sembra quindi scontato dire che è proprio da qui che deriva il nome gin.
La storia del Gin
La prima traccia che abbiamo sul utilizzo del ginepro negli alambicchi risale al 1055. Alcuni monaci nei dintorni di Salerno infatti per via delle sue proprietà curative, lo utilizzavano per preparare delle medicine. La testimonianza si trova in uno scritto di medicina che si chiama “Compendium Salernitanum”. Un’altra importante citazione del ginepro venne fatta da Pedro Juliao, meglio noto come Papa Giovanni XXI che in un trattato sulla cura degli occhi parla di “acqua degli occhi”. Parla di questo cordiale fatto con ginepro ed altre erbe nel trattato di oftalmologia “liber de oculo”.
Durante la peste nera, a metà del XIV secolo, inizia a diffondersi l’acqua vite al ginepro. Questo prodotto, veniva usato come tonico energizzante sempre per via delle molte proprietà curative del ginepro. Il maggior impiego del ginepro per la preparazione di medicinali, si concentrò in Belgio e Olanda.
Nella seconda metà del 1200, vennero scritti due libri da due dottori in cui si parla del ginepro. Per la precisione in questi due libri, iniziamo a trovare proprio la descrizione delle proprietà curative del decotto con bacche di ginepro. Questo è il primo prodotto che già inizia ad assomigliare a quello che sarà poi il Gin. Sarà il medico di nome Philippus Hermanni, nel 1552, a parlare specificatamente del “gin” in quanto a bevanda. Così il gin inizia a trovare ammiratori e consumatori.
Nel 1585 la città di Anversa cade e la popolazione fugge quasi per intero. Gli inglesi tentano di salvare la città inviando truppe ma falliscono nel loro intento. E’ così che gli inglesi vengono a conoscenza del gin. Lì per lì gli inglesi lo chiamano “Dutch Courage”, ovvero il coraggio degli olandesi. Questo nomignolo semplicemente perché lo videro bere dai militari olandesi. Così gli inglesi se ne appassionano ed iniziano a produrre il loro distillato.
Nel 1690, Guglielmo III vieta l’importazione di liquori stranieri, a maggior ragione di quelli francesi, all’epoca acerrimi nemici. Così gli inglesi, ricchi di coltivazioni di cereali, iniziano ad usarli per distillare il Gin. L’Inghilterra in quel periodo ne produceva così tanto, che iniza ad essere dato agli operai come parte del salario. Le conseguenze ovviamente sono disastrose! Il governo tentò poi di porre rimedio al grave danno provocato, che minava la salute, l’ordine pubblico e altri aspetti della vita quotidiana. Purtroppo il tentativo fallisce su ogni fronte.
Quindi gli inglesi si specializzarono nel gin quasi appropriandosene di diritto, ed ora c’è tutto un mondo che ruota attorno a questo distillato.
Per chi vuole conoscere a fondo la sua storia, le tecniche di produzione, le ricette e le esperienze di esperti del settore, consiglio il libro Gin Compendium. (Il libro a cui riporta il link è in italiano)
Com’è fatto il Gin
Esistono vari tipi di gin, quindi metodi di produzione. Normalmente il gin più conosciuto e consumato è il London dry. Oggi London dry non indica la provenienza in quanto può essere distillato in tutto il mondo, ma indica il metodo di produzione.
Vediamo quindi com’è fatto il gin.
La prima fase di produzione del London dry gin è la preparazione di un distillato di grano o di grano e frumento. Il risultato è un alcol quasi puro (96° alcolici). Ed è da questo punto in poi che ogni produttore determina i tratti distintivi del proprio gin.
Per chi volesse cimentarsi nella distillazione, anche per l’estrazione di oli essenziali ecco un buon alambicco da casa.
Infatti la seconda fase richiede una seconda distillazione dell’alcol con l’aggiunta delle erbe, spezie o frutti che gli conferiscono il sapore ed il profumo. Alcuni produttori scelgono di procedere con l’immersione. Questo metodo consiste nel posizionare nell’alambicco, (rigorosamente di rame) l’alcol e tutti i componenti della ricetta del gin. Ecco come i cosiddetti “botanicals” conferiscono il loro sapore al prodotto.
Altri scelgono di usare il metodo a castello. Questo procedimento, al contrario del primo, prevede l’inserimento dell’alcol nell’alambicco e gli aromi, in una parte superiore dell’alambicco separati dall’alcol. La differenza è che in questo caso, l’alcol passerà attraverso agli ingredienti della ricetta del gin. Una volta passato in stato gassoso negli aromi ed essendosi quindi insaporito, l’alcol passa nel condensatore per tornare allo stato liquido.
Al termine di questi passaggi il prodotto, viene spostato in contenitori dove viene completato con l’aggiunta di acqua demineralizzata, per raggiungere il grado alcolico giusto del gin. Gli standard ad oggi sono 40° alcolici. Alcuni produttori continuano a mantenere un livello alcolico più alto ma è una scelta aziendale.
Ottenere un buon prodotto è la combinazione giusta di scelta di aromi e sapori, dosi ben equilibrate e materie prime di ottima qualità. Infatti ogni azienda tiene ben segreta la ricetta del proprio gin! Ci sono altri metodi per la produzione del gin e c’è anche chi sperimenta nuovi metodi o nuovi passaggi. Quello descritto in questo articolo è il metodo principale, quello per produrre il London dry, scritta che possiamo trovare sulla maggior parte delle bottiglie.
Gin consigliati
Ovviamente ci sono tantissimi gin artigianali ed introvabili dai sapori più vari. Di seguito lascio il collegamento ad alcune delle bottiglie che preferisco, tra quelle industriali e più facilmente reperibili. Il fatto che siano industriali non ne determina per forza uno scarso livello, anzi molte di queste sono davvero eccellenti.
Gin Mare
Bombay Sapphire Vapour Infused
Tanqueray
Bulldog Gin
Gin Citadelle
Se hai trovato interessante questo articolo sul gin, potrebbe anche interessarti leggere l’articolo che parla del Gin Tonic, come scegliere il gin e come preparalo e se ti piacciono i cocktail molecolari potrebbe piacerti leggere anche questa piccola guida ai cocktail molecolari, attraverso la quale è possibile anche preparare il Gin Tonic molecolare.
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Immagine di Fondo Antiguo de la Biblioteca de la Universidad de Sevilla